Quale futuro per il nostro Paese?
Ai giovani disoccupati ed a quelli che hanno dovuto emigrare in cerca di una speranza per il futuro, a noi che navighiamo a vista, che scelte decise non possiamo farle, per problemi economici, di casa, di lavoro, e le rimandiamo a chissà quando... Immersi in un precarietà senza fine. Questi politici! Si riempiono la bocca dell'attenzione ai giovani, poi però non fanno nulla o quasi. Soprattutto cercano di scaricare le proprie, incapacità e la propria inettitudine, proprio su di noi, etichettandoci "mammoni". Di noi giovani, qualcuno ha detto che siamo la prima generazione incredula. Non pratichiamo molto le chiese e i discorsi di fede, non ci attraggono. Non andiamo a votare perché non crediamo ai politici, il loro linguaggio è come quello dei datori di lavoro, che pretendono da noi giovani esperienza e che licenziano i nostri genitori, quarantenni, perché troppo vecchi: è una quadro desolante perché gli imprenditori, non sanno, essi stessi, che cosa vogliono, in realtà!!!
Auspici per il 2019 dei giovani millennium: trovare il coraggio, di far sentire la nostra voce, tutti insieme! Facciamo nostre le lotte operaie degli anni '60; quelle studentesche del '68 e quelle dei Diritti delle Donne. Siamo stufi di promesse non mantenute, di scuole non adeguate ai tempi, di imprenditori che hanno pretese assurde e fuori luogo: non troverete mai un candidato, che parli tutte le lingue e conosca tutti i linguaggi informatici, che sia allo stesso tempo un genio Finanziario, Amministrativo, Tecnico e Commerciale; che sappia prevedere il futuro è sia disposto, innanzitutto, a lavorare gratis! Meditate gente, se non c'è futuro per i giovani, non ci sarà,più, alcun futuro per il Globo terrestre!
Una delle chiavi di successo del Boom industriale del dopoguerra, fu che le aziende assumevano gli apprendisti. Essi venivano affidati ai " maestri" che li addestravano. L'apprendistato consisteva, nell'imparare a condurre tutte le linee di tutti i reparti, di modo che fossero, sempre tutti, intercambiabili. Al sabato "i capetti" si trovano per discutere ed evidenziare i problemi. Il lunedì bastava, meno di 1 ora, di riunione per discernere i problemi e trovare le soluzioni.
L'azienda si curava di tutti i problemi anche famigliari, il padrone era anche un padre. Ciò faceva sí che gli apprendisti lasciavano l'azienda, solo dopo 40 anni di lavoro, per andare in pensione.
Somiglia terribilmente al "Sistema Lean" che ora i Giapponesi vengono ad illustrare in Italia
Nessun commento:
Posta un commento